Un
sacerdote trovato morto in chiesa, un ex carabiniere dal passato irrisolto, una
città di provincia avvolta dalla nebbia. Tra opere d’arte trafugate e
nostalgici delle Crociate, Luca Valenti è costretto a mettere in discussione le
sue scelte in nome di un’amicizia fraterna. E si ritrova coinvolto, suo
malgrado, in un’indagine dove nulla è come sembra.
Si snoda
tra l’Emilia, il Trentino e il Veneto “Passati intrecci” (Phasar Edizioni,
Firenze), il romanzo d’esordio di Matteo Billi, 42 anni, giornalista
professionista, parmense di nascita e piacentino d’adozione. Un giallo in due
tempi che racconta in prima persona una doppia indagine di Luca Valenti,
maggiore in congedo del Nucleo tutela patrimonio artistico dell’Arma dei
carabinieri, tanto abile nell’arte investigativa quanto incapace di sciogliere
i nodi della sua vita privata. Nonostante abbia lasciato il servizio attivo, la
sua consulenza viene richiesta dagli ex colleghi per districare i passati
intrecci che fanno da movente a misteriosi crimini consumati tra chiese e rievocazioni
storiche. Nel dipanare la trama di furti ed incendi dolosi apparentemente senza
collegamenti tra loro, la realtà impone a Valenti di ripartire da dove era
fuggito e di fare i conti, in parallelo, con i passati intrecci della sua
esistenza.
In
filigrana, l’amore dell’autore per la sua terra d’origine e per la montagna –
in particolare la Val di Fiemme che frequenta e conosce da quasi trent’anni –,
ma pure l’interesse per la storia e la vocazione per il giornalismo, che
traspare in alcuni dei personaggi co-protagonisti, dall’amico fraterno di
Valenti, Alessio Gatti, alla giovane reporter televisiva Federica Corradini.
«Da cultore
del genere – spiega Matteo Billi – ho voluto cimentarmi in una storia che dentro
la finzione narrativa mescola fatti di cronaca, ad esempio l’incendio della
pieve dell’Assunta di Cavalese, luoghi e incontri significativi della mia vita,
professionale e non. Tra le pieghe di
molti dei personaggi con cui Luca Valenti interagisce si nascondono
caratteristiche, atteggiamenti, nomi di persone reali, che per me sono state, o
tuttora sono, importanti punti di riferimento».
In “Passati
intrecci” il realismo delle descrizioni geografiche accompagna il lettore alla
scoperta di Parma e provincia, Castello di Fiemme e Cavalese, Bassano del
Grappa, Treviso, Ferrara e Comacchio, con puntate a Possagno e sui colli
romani, in una sorta di visita guidata virtuale in cui oltre a quartieri,
edifici storici, paesaggi naturali, si esplorano le specialità enogastronomiche
di cui è straordinariamente ricca la nostra Italia.
La città
ducale, tra il Lungoparma e le vie strette del centro storico. La “prima” al
Regio e il ricordo delle imprese ciclistiche di Casalini. Il panorama
dell’Appennino dal passo di Badignana al Monte Brusa. Collecchio e Sala
Baganza. Sono tanti i rimandi al territorio parmense, che non fa solo da
sfondo, ma diventa un personaggio di primo piano del romanzo.
La musica,
altra grande passione dell’autore, fa da colonna sonora discreta al racconto:
citazioni di cantautori italiani (in primis Edoardo Bennato e Lucio Dalla) e di
artisti internazionali (Bruce Springsteen, Carlos Santana, Joe Cocker, U2, per citarne
alcuni), senza rinunciare a sconfinamenti nella lirica (da buon parmense, non
può mancare Giuseppe Verdi), illuminano i flash back del passato del
protagonista e ne declinano la variabile di sentimenti - rabbia, delusione, paura,
speranza – che segna, passo dopo passo, la sua indagine più difficile: la
ricerca dell’amore e della realizzazione piena di sé.
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